Webinar EllePì – Una povertà non solo economica: come rigenerare lo spirito del lavoro? – 16 aprile 2024

Tempo di lettura 2 minuti

Il lavoro povero, purtroppo, è un termine che sentiamo utilizzare spesso quando parliamo del nostro sistema economico e sociale. Come noto, esso indica uno stato di occupazione remunerato appena al di sopra della soglia di povertà, cioè con un salario talmente modesto da non permettere alcun tipo di progettualità personale o familiare, se non la mera sussistenza. Ma è corretto parlare di lavoro povero solo in termini economici? A ben vedere, questo concetto racchiude in sé tanti altri significati e può andare ben oltre la sola mancanza di reddito. Un lavoro è povero quando sono i suoi contenuti ad esserlo, quando si trasforma in un’esperienza priva di significato e di valore diventando, in questo senso, fonte di impoverimento spirituale per i lavoratori. La mancanza di significato e di contenuti all’interno della propria quotidianità lavorativa infatti, influisce negativamente sulla qualità della vita, sul benessere e sul senso di autorealizzazione di ognuno.

I grandi fenomeni di cui si è tanto parlato – Great Resignation e Quiet Quitting su tutti – non sono certamente un caso: negli ultimi anni, ciò che le persone cercano nel lavoro sta cambiando. Una recente ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sottolinea come l’insoddisfazione lavorativa sia ormai un problema comune che affligge la nostra società. Solo l’11% degli intervistati ha dichiarato inoltre di sentirsi bene rispetto alle tre dimensioni del benessere lavorativo – relazionale, psicologica e fisica – cui le organizzazioni dovrebbero prestare attenzione. Questo dimostra come abbiamo deturpato il senso del lavoro, trasformandolo talvolta in un pessimo modo di impiegare il nostro tempo. Il lavoro diventa così peso, condanna e insopportabile fatica; cioè, il contrario del lavoro inteso come progettualità, mezzo di realizzazione, strumento per generare benessere personale e collettivo e fonte di dignità della persona.

Cosa ci racconta questo scenario? Come riconsiderare il lavoro quale attività generatrice di benessere e di senso? Come ridargli significato perché possa tornare ad essere considerato “bello”? Insoddisfazione e infelicità da un lato, povertà di significato e di senso dall’altro, lanciano infatti un avvertimento che non può essere trascurato né dalle istituzioni né, tanto meno, da aziende e altre organizzazioni. Il lavoro povero è un problema che affligge la nostra società, che richiede di essere compreso e analizzato, tanto nella sua dimensione economica quanto in quella antropologica.




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