IX Seminario Interdisciplinare sull’Accoglienza: Il terzo giorno

La giornata conclusiva della tre giorni di lavori del IX Seminario interdisciplinare sull’Accoglienza a Offida sembra chiudere anche ideologicamente i “cassetti” di idee e problematiche aperti nel primo giorno. Parole chiave e temi di questi giorni intensi sono stati condivisione, benessere integrale, salute psichica, spiritualità, tradinnovazione (tradizione e innovazione), filonomia, economia rigenerativa, ecosistema ambientale, gratitudine, longevità.

Proprio da quest’ultima parte la lecture di Barbara Quacquarelli, docente all’Università di Milano Bicocca: “L’aspettativa di vita si è alzata e viviamo circa venti anni in più, come occupiamo questo tempo? Che esperienze proponiamo alle persone nei luoghi di lavoro? E quindi qual è il ruolo dei luoghi?”. Domande provocatorie, che vogliono in realtà gettare una luce sul significato del lavoro oggi, sul crescente impatto del settore privato e sulle aziende come forza promotrice di cambiamento. O almeno così dovrebbe essere. “Oggi si riscontra in generale una forte coscienza da parte delle persone e incoscienza da parte di aziende”, e fenomeni come il quiet quitting lo dimostrano. La professoressa prosegue amara: “Sembra che le aziende stiano frenando il cambiamento”.

Poi prosegue: “Aumentando aspettativa di vita è cambiata o no anche l’aspettativa di lavoro? Non si è capito e ciò provoca tensioni personali che inevitabilmente diventano poi tensioni nelle organizzazioni e tensioni sociali. Come rendiamo sostenibile una carriera che ha 15/20 anni in più rispetto al passato? La tecnologia, e in particolare l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il percorso lavorativo, basato sulle tre fasi: formazione, impiego e pensione”.

Immaginare che la vita vada avanti ancora seguendo il sistema tripartito di un periodo di accumulazione di conoscenze (fino ai 30 anni) uno in cui queste conoscenze vengono spese (fino ai 60/65 anni) e uno per il riposo non è più realistico. Si avverte il bisogno, e anche il ricambio generazionale lo impone, di una nuova leadership che, Quacquarelli avverte, dovrà considerare il fatto di gestire persone che non lavorano per forza come dipendenti di un’azienda o solamente di un’azienda. E la professoressa è chiara, nella nuova gestione dell’ecosistema esterno e interno le aziende devono apprendere che le leve tradizionali (appartenenza/fedeltà, promesse di carriera), hanno perso appeal.

“Le tecniche acquisite dalle persone infatti – continua Quadrelli – sono sempre meno spendibili. Se immaginiamo le conoscenze come il biglietto da visita per guadagnare di più, per salire di livello e diventare esperto, dobbiamo pensare che un’azienda trova oggi facilmente queste competenze di alto livello nell’Intelligenza Artificiale, praticamente a costo zero e certamente con meno fatica. Riusciremo ad armonizzare esperienze di lavoro e di vita?” Sembra una domanda retorica, che vuole aprire a una riflessione interiore e sulla socialità, ma Quacquarelli tenta una risposta olistica e propositiva: “Sviluppando i network, le conoscenze personali, e le relazioni, quelli che si chiamano asset intangibili, sì”.

Proprio nell’ottica di ridare un senso ai luoghi di lavoro, l’azienda Girlomoni, pioniera delle coltivazioni Bio e da sempre all’avanguardia per quanto riguarda il benessere dei suoi circa 70 dipendenti, ha assunto una nuova figura professionale, responsabile per persone e cultura, Gabriele La Monaca, che sale sul palco per parlare di pasta sostenibile con un tempismo perfetto, mentre si avvicina l’ora di pranzo. “Girolomoni mi ha detto: ‘Gabriele, dobbiamo fare un salto in avanti, e infatti è un passo in avanti preoccuparsi del futuro dei propri dipendenti e assumere una figura professionale come la mia, che di solito lavora in grandi realtà, in un’azienda con 70 dipendenti”.

Una questione, quella dell’avanguardia, del pionierismo e dall’anticipare le mosse che pesa ancora in questa realtà che nasce nel ‘71 come esperienza culturale, per recuperare la produzione agricola dal basso e ridare dignità alla terra e al lavoro contadino. Pariti controcorrente, così deve continuare: filiera corta, essiccazione lenta e grani duri, così l’azienda diventa un ecosistema sostenibile. Se pensate di comprare la pasta Girolomoni, che La Monaca assicura: “Non è solo Bio, è anche buona”, ricordate che l’essiccazione lenta migliora la qualità della pasta, ma non regge l’extra cottura!

Chiude il Seminario l’intervento conclusivo del presidente della Fondazione Lavoroperlapersona ETS Gabriele Gabrielli, che qui si riporta in breve.

“Tre spunti da questi giorni per ragionare sul futuro. Uno apriamo glio occhi, due chiediamoci cosa c’è da fare e tre pensiamo a chi può farlo. In buona sostanza, che modelli di società abbiamo? Riprendiamo le fantastiche parole del professor Gallegati, che ha illuminato la giornata di ieri (21 settembre, nda). È vero quel che ha detto: la mano invisibile è una bufala e dobbiamo fare tutto ciò che possiamo perché il capitalismo assorba la sostenibilità come asset di base. Sostenibilità che non vuol dire solo un bilancio positivo e una sostenibilità rendicontativa, vuol dire benessere personale e ambientale. La potenza della sostenibilità viene sminuita quotidianamente da un gioco che facciamo con noi stessi e con gli altri, prendo in giro tutti e due. Sembra che facciamo di tutto per far finta che cambi tutto, per poi non cambiare niente in sostanza.

Ognuno di noi può fare qualcosa. Non è una cosa banale: questa è la chiave di tutto. Questa chiave però apre una porta che porta a una stanza piena di domande Quanto lavoro dobbiamo fare per cambiare le logiche di azione organizzativa. Quanto lavoro devono fare le organizzazioni sociali? Quanto lavoro c’è da fare nei rapporti interpersonali che intercorrono in tutte le filiere? E negli ecosistemi aziendali in generale? In questo il sindacato deve tornare a imporsi come organo di rappresentanza e deve dare una mano.

Pensiamo alle parole di questi giorni: longevità, benessere filonomia. Condivisione, benessere, rigenerare. Pensiamoci bene nel quotidiano e facciamo attenzione, tutti noi, a non prendere scorciatoie che ci costruiamo da soli ma di cui non ci incolpiamo: i valori devono essere veri, nella teoria come nella pratica. Per esempio abbiamo parlato di economia rigenerativa, come va intesa? Non solo certamente nel senso di fare business, sono le relazioni in generale, quello che la professoressa Quacquarelli chiama asset intangibili ad essere fonte di rigenerazione per la persona. Bisogna sostare, per rigenerarsi.

Riprendere in mano l’ecosistema del sé, del lavoro, dell’economia e del sistema sociale per poi riprendere in mano una parola desueta: gratitudine. Ricordarci che noi esistiamo, che noi siamo perché cresciamosiamoinsieme agli altri, ci specchiamo negli occhi degli altri. In questo senso è esemplare il caso della squadra di pallavolo di Grottazzolina, arrivata in Superlega. Come sempre Giovanni Panozzo è riuscito e fare breccia e arrivare al cuore della narrazione, al messaggio profondo: lo sport è un acceleratore di comunità e benessere senza salute è un concetto che deficita di qualcosa.

E ora arriviamo al chi fa le cose, chi le fa? Pensiamo a esempi davvero virtuosi, che abbiamo sotto gli occhi, eccola: Luciana delle Donne. Luciana dice una cosa che sembra banale ma per chi crede nel lavoro come spinta sociale non può no essere serissima. Dice che esistono due modelli di crescita: quelli fatti con amore e quelli non fatti con amore. È semplice, non banale. Cogliamo i suggerimenti che ci arrivano, iniziamo a vedere il lavoratore come una persona e non come un dipendente, perché il mondo non è più dipendenti e non dipendenti. L’ecosistema aziendale è aperto e poroso, e lì bisogna entrare per cambiare la mentalità, e qui torna il sindacato, che deve fare questo lavoro.

Abbiamo bisogno di aiuto reciproco, di rete, nell’affrontare le difficoltà e dobbiamo resistere alla tentazione di non partecipare. Su questo sono molto serio dobbiamo resistere a quella maledetta tentazione di non esserci, che ti fa dire: “No guarda ho da fare”, no. Dobbiamo resistere, perché ciascuno è importante e troppi pezzi di società sono tenuti fuori,. Bisogna creare ponti perché la solitudine colpisce tutti, anche i più giovani. Pensiamo alla chiamata di responsabilità che ci ha lanciato Luciana, con una frase fortissima: quando una cosa è difficile e nessuno la vuole fare, allora tocca a noi”.

IX Seminario Interdisciplinare sull'Accoglienza: L'intervento conclusivo di Gabriele Gabrielli