IX Seminario Interdisciplinare sull’Accoglienza: L’intervento conclusivo di Gabriele Gabrielli

Chiude il Seminario l’intervento del presidente della Fondazione Lavoroperlapersona ETS Gabriele Gabrielli, che qui si riporta in breve.

“Tre spunti da questi giorni per ragionare sul futuro. Uno apriamo gli occhi, due chiediamoci cosa c’è da fare e tre pensiamo a chi può farlo. In buona sostanza, che modelli di società abbiamo? Riprendiamo le fantastiche parole del professor Gallegati, che ha illuminato la giornata di ieri (21 settembre, nda). È vero quel che ha detto: la mano invisibile è una bufala e dobbiamo fare tutto ciò che possiamo perché il capitalismo assorba la sostenibilità come asset di base. Sostenibilità che non vuol dire solo un bilancio positivo e una sostenibilità rendicontativa, vuol dire benessere personale e nell’ambiente di lavoro. La potenza della sostenibilità viene infatti troppo spesso sminuita, e quotidianamente, da un gioco che facciamo con noi stessi e con gli altri, prendiamo in giro tutti e due. Sembra che facciamo di tutto per far finta che cambi tutto, per poi non cambiare niente in sostanza.

Ognuno di noi può fare qualcosa. Non è una cosa banale: questa è la chiave di tutto. Questa chiave però apre una porta che porta a una stanza piena di domande. Quanto lavoro dobbiamo fare per cambiare le logiche di azione organizzativa? Quanto lavoro devono fare le organizzazioni sociali? Quanto lavoro c’è da fare nei rapporti interpersonali che intercorrono in tutte le filiere? E negli ecosistemi aziendali in generale? In questo il sindacato deve tornare a imporsi come organo di rappresentanza e deve dare una mano.

Pensiamo alle parole di questi giorni: longevità, benessere filonomia, condivisione, benessere, rigenerare. Pensiamoci bene nel quotidiano e facciamo attenzione, tutti noi, a non prendere scorciatoie che ci costruiamo da soli ma di cui non ci incolpiamo: i valori devono essere veri, nella teoria come nella pratica. Per esempio abbiamo parlato di economia rigenerativa, come va intesa? Non solo certamente nel senso di fare business, sono le relazioni in generale, quello che la professoressa Quacquarelli chiama asset intangibili ad essere fonte di rigenerazione per la persona. Bisogna sostare, per rigenerarsi.

Riprendere in mano l’ecosistema del sé, del lavoro, dell’economia e del sistema sociale per poi riprendere in mano una parola desueta: gratitudine. Ricordarci che noi esistiamo, che noi siamo perché cresciamosiamoinsieme agli altri, ci specchiamo negli occhi degli altri. In questo senso è esemplare il caso della squadra di pallavolo di Grottazzolina, arrivata in Superlega. Come sempre Giovanni Panozzo è riuscito e fare breccia e arrivare al cuore della narrazione, al messaggio profondo: lo sport è un acceleratore di comunità e benessere senza salute è un concetto che deficita di qualcosa.

E ora arriviamo al chi fa le cose, chi le fa? Pensiamo a esempi davvero virtuosi, che abbiamo sotto gli occhi, eccola: Luciana delle Donne. Luciana dice una cosa che sembra banale ma per chi crede nel lavoro come spinta sociale non può no essere serissima. Dice che esistono due modelli di crescita: quelli fatti con amore e quelli non fatti con amore. È semplice, non banale. Cogliamo i suggerimenti che ci arrivano, iniziamo a vedere il lavoratore come una persona e non come un dipendente, perché il mondo non è più dipendenti e non dipendenti. L’ecosistema aziendale è aperto e poroso, e lì bisogna entrare per cambiare la mentalità, e qui torna il sindacato, che deve fare questo lavoro.

Abbiamo bisogno di aiuto reciproco, di rete, nell’affrontare le difficoltà e dobbiamo resistere alla tentazione di non partecipare. Su questo sono molto serio dobbiamo resistere a quella maledetta tentazione di non esserci, che ti fa dire: “No guarda ho da fare”, no. Dobbiamo resistere, perché ciascuno è importante e troppi pezzi di società sono tenuti fuori. Bisogna creare ponti perché la solitudine colpisce tutti, anche i più giovani. Pensiamo alla chiamata di responsabilità che ci ha lanciato Luciana, con una frase fortissima: quando una cosa è difficile e nessuno la vuole fare, allora tocca a noi”.

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