Seminario Accoglienza 2016 – Apertura del presidente Gabriele Gabrielli
Buonasera a tutti e benvenuti al V Seminario Interdisciplinare sull’Accoglienza.
Un caloroso bentrovati a quanti continuano a inserire quest’appuntamento nel loro calendario annuale degli impegni o degli appuntamenti da non mancare.
Un caro saluto al Sindaco di questa bella città che ospita la Fondazione Lavoroperlapersona e lo svolgimento delle sue principali attività, un saluto al Vice Sindaco Isabella Bosano.
Saluto e ringrazio di cuore il prof. Stefano Zamagni, Direttore scientifico del Seminario, che per la seconda volta torna a Offida avendo partecipato – quattro anni fa – alla prima edizione della nostra Summer School sui Beni relazionali per giovani ricercatori diretta dal prof. Luigi Alici.
E un grazie sentito, naturalmente, anche ai numerosi relatori e ospiti di questa edizione del seminario con cui la Fondazione festeggia i suoi primi cinque anni di attività.
È dunque anche il nostro compleanno, una tappa importante del percorso di questa piccola realtà iniziato nel 2011, un’occasione per essere grati verso quanti – partecipanti e aderenti, quelli che noi chiamiamo “cittadini della Fondazione”, gli sponsor dei nostri programmi e gli altri donatori, i fondatori – sostengono economicamente questa organizzazione consentendole di essere attiva nei campi dell’educazione, della ricerca e della promozione culturale.
Una particolare gratitudine la dobbiamo poi ai tanti amici e volontari che, a diverso titolo, con il loro contributo progettuale, con la messa a disposizione delle reti professionali in cui sono attivi, attraverso il loro servizio di docenza, con la fatica dell’organizzare rendono possibile concretamente questo nostro impegno.
Vengo ora ai contenuti del percorso sin qui fatto con i Seminari Interdisciplinari sull’Accoglienza. Voglio ripercorrerli spendendo qualche parola soprattutto a beneficio di quanti sono qui per la prima volta, proponendovi le belle creatività realizzate per i diversi appuntamenti.
Viviamo un tempo dove cresce la paura di essere esclusi, di non contare nulla, di uscire dal “giro”. Una paura che crea chiusura, che ci propone l’Altro come minaccia, qualcuno da cui difendersi. Camminiamo con passo incerto. Non è un bel sentire, proviamo disagio, un senso di smarrimento che non ci fa vivere bene.
Le ricadute e le esternalità negative di questo stato d’animo le scarichiamo ovunque: in famiglia, nelle scuole, nella società civile; per non parlare dell’economia e del lavoro, dove questa paura prende il volto dell’individualismo più esasperato, della speculazione più sfrenata, della disuguaglianza e dell’ingiustizia sociale. Di fronte a tutto questo scopriamo quanto sia generativa l’Accoglienza e quanto possano essere fertili le sue articolate dimensioni per il nostro percorso di umanizzazione.
LA DIVERSITÀ COME DONO E SFIDA EDUCATIVA
È per queste ragioni che la Fondazione Lavoroperlapersona ha scelto l’Accoglienza come parola chiave ponendola al centro delle riflessioni e delle esperienze dei suoi seminari interdisciplinari. Per superare questo “disagio della modernità” occorre accogliere e rispettare la diversità che popola il mondo che abitiamo. Perché andarle contro? Perché negarla e offenderla? Nasciamo nella diversità, allora è bene comprenderla per estrarne tutto il suo valore. Non farlo significherebbe rimanere prigionieri dell’individualismo che soffoca la vita. Così, abbiamo posto la diversità al centro del primo seminario, proponendola come chiave di lettura potente del nostro vivere e come sfida educativa.
TERRITORI, CITTÀ, IMPRESE: SMART O ACCOGLIENTI?
Il progetto che prova a declinare da più prospettive l’Accoglienza ci ha portato successivamente a focalizzare l’attenzione su altri aspetti. Per esempio su quello che suggerisce di vigilare la relazione tra tecnologia e uomo perché si mantenga buona. Diveniamo sempre più intelligenti. Anche le “cose” stanno diventando sempre più smart. Nel celebrare con gioia i progressi della scienza e della tecnologia, oggi soprattutto evocati da espressioni come digital transformation, oppure da espressioni come lavoro agile che si focalizza su nuove modalità di organizzazione del lavoro, avvertiamo però l’urgenza di una riflessione che ponga al centro dell’attenzione un uso sapiente della smartness nei campi dell’agire umano, nei territori e nell’ambiente, nelle città e nelle imprese.
Abbiamo pensato che fosse importante, allora, progettare un appuntamento seminariale per invitare tutti a tenere sveglia la coscienza critica per non lasciarci confondere dalle lusinghe del potere della tecnologia (e dai suoi eccessi) e per rivalutare la sapienza di una parola vecchia e logora come “limite”, che oggi viene ostracizzata. In questa prospettiva, pensare criticamente ci ricorda che c’è un’etica all’esterno di noi, eteronoma, un’etica che non guarda solo al campo dei nostri interessi, ma che ci interroga sulle conseguenze delle nostre azioni nel presente e nel futuro, per le generazioni che verranno dopo noi.
L’etica della responsabilità ci aiuta così a rileggere anche la relazione che abbiamo con la terra, con la natura, con l’ambiente in cui viviamo.
È stato questo il filo conduttore del secondo seminario sull’accoglienza.
DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE: TEORIE E PRATICHE DELL’ACCOGLIENZA
Sappiamo che i cambiamenti straordinari di cui siamo testimoni hanno diversi motori. Sono motori culturali, economici, tecnologici.
Tutti interpellano direttamente la politica, l’economia e il lavoro, i sistemi educativi (le famiglie, le scuole, l’università), i sistemi di governo delle comunità e dei territori, dei paesi e dei sistemi sovranazionali, i cittadini e i gruppi intermedi, gli imprenditori e i manager, ciascuno di noi. Le questioni poste dal cambiamento s’incarnano in quest’epoca, si storicizzano attraverso il cammino di chi vive ora, qui, in questi anni ma non sono esclusive dell’oggi. Coinvolgono, infatti, ogni generazione. Sono questioni dunque che si tramandano, libere però di formarsi e attualizzarsi in ogni epoca.
Nel terzo appuntamento seminariale, abbiamo così narrato l’Accoglienza nella prospettiva dei legami tra le generazioni, proponendola come tessuto culturale delle sapienze di tutti i tempi; come costruzione di forme di cittadinanza e impegno civile che includono e formano alla convivenza; come strumento di dialogo tra generazioni che si succedono non per trattenere, ma per restituire; come categoria per apprendere, conoscere e condividere; come motore di dialogo tra persone, generazioni e tecnologia; anche come forma per ridisegnare e ri-generare i luoghi e i territori facendoli diventare esperienze di costruzione di legami.
Ecco che torna di nuovo a farsi avanti con prepotenza la dimensione della responsabilità che inchioda ogni generazione, ciascuno di noi, a dare una risposta concreta su come declinare nella storia che scriviamo, questa straordinaria parola che è Accoglienza. Il tema della responsabilità generazionale introduce quello scelto per il quarto seminario.
NOI DOPO DI NOI
Nell’epoca del “presente continuo”, pensare al dopo di noi ha il sapore di una provocazione. Perché dovremmo distrarci dal “qui e ora”, dal “tutto e subito”? Nello stesso tempo diventa un pensare generativo, perché è proprio questo “dopo” che ci obbliga “ora” a metterci alla prova, interrogandoci sul nostro agire e sull’impronta che lasceremo nella politica e nell’educazione, nell’ambiente e nella società civile, nell’economia e nel lavoro. Il quarto seminario è stato così un appuntamento che è servito ad accrescere la consapevolezza che non possiamo rimandare (o peggio ancora, non farcene carico) la valutazione delle conseguenze delle nostre azioni perché tutte le nostre decisioni vanno “oltre il momento”. Come responsabili delle comunità in cui viviamo, come genitori e educatori, come imprenditori, manager e lavoratori pensare al dopo di noi spinge a farci eredità, per lasciare tracce che altri possono percorrere e un solco che altri possono piantare. Abbiamo tutti, infatti, la responsabilità di prenderci in cura il “testo” ricevuto dal passato per preparare la pagina bianca del domani. In che modo? Senza preoccuparci troppo di predefinire in tutti gli aspetti la progettazione del domani, motivati piuttosto dalla gioia che procura l’avviare processi.
GESTIRE L’INTERESSE. L’ALLEANZA TRA IMPRESA RESPONSABILE E SOCIETÀ CIVILE
Quello che abbiamo fatto sin qui riteniamo sia stato un percorso molto produttivo, un percorso lungo il quale abbiamo incontrato e ascoltato tante riflessioni e numerose testimonianze, privilegiando come sempre lo spirito che vuole incrociare teoria e pratica, “idea e realtà”.
È stato un percorso che ha coltivato un lessico coerente con la visione, i valori e i campi di attività in cui siamo impegnati.
Questa sera riprendiamo allora il cammino per percorrere un nuovo e significativo tratto di strada. Da questo seminario ci aspettiamo tanto; ci aspettiamo nutrimento per rafforzarci nella convinzione che il profitto e la dignità dell’uomo non devono necessariamente percorrere strade diverse, ma possono confluire in quella strada – che ci piacerebbe fosse ad alto scorrimento – che conduce alla ricerca del bene comune.
Abbiamo pensato a questo seminario, idealmente, come tappa conclusiva del primo ciclo di un’esperienza pluriennale da cui ripartire con nuova energia. Abbiamo pensato a questo seminario come occasione per testimoniare che c’è molta ricerca e discussione attorno alla funzione e alla ragion d’essere dell’impresa.
L’abbiamo pensato per dare fiducia e sostenere la ricerca di quanti argomentano – anche con studi empirici e di natura Interdisciplinare come quelli della psicologia ed economia sperimentali – che gran parte della teoria economica va riscritta e, con essa, gran parte dei principi che hanno guidato il business management, l’organizzazione e il management delle persone.
L’abbiamo pensato per condividere l’idea che non ci possono essere territori offshore per l’esercizio delle virtù, un’idea che distingue e separa il mondo del business assoggettato alle proprie regole da quello della società civile in cui valorizzare e coltivare l’etica. Piuttosto, abbiamo pensato a questo seminario, come a un luogo dove riflettere e testimoniare che sono possibili e disponibili paradigmi diversi per gestire gli affari – come per esempio quello dell’economia civile – dove l’interesse non è più inteso come “il proprio tornaconto” ma come spazio e banchetto per condividere e moltiplicare. Concludo allora proponendovi un passaggio – che traggo da uno degli ultimi lavori del prof. Zamagni, un volume dedicato alla riscoperta del significato e del valore della Prudenza – auspicando che questo seminario possa dare un contributo di riflessione e di pratiche – ora non sono più parole mie – “al superamento dei limiti seri di una visione di mercato e di una concezione dell’impresa fondata sull’individuo – anziché sulla persona -, sulla ricerca compulsiva della ricchezza – anziché della pubblica felicità-, dimenticandosi così di beni fondamentali come i beni relazionali, i beni comuni, i beni di gratuità”
Buon seminario a tutti.