News EllePì – Al via a Offida il VI seminario sull’Accoglienza: “Con o contro l’economia dei robot?”

Innovazione, robot e umanità, come conciliare l’avanzata tecnologica, oramai preponderante, con la nostra vita? A questo e a molti altri interrogativi tenta di rispondere il VI seminario interdisciplinare sull’Accoglienza che si è aperto venerdì 14 settembre. Già nel titolo dell’edizione è insita una domanda: “Persona, lavoro e innovazione. Con o contro l’economia dei robot?”. A darle risposta, durante la tre giorni, saranno i vari ospiti che si alterneranno a Offida tra dibattiti e tavole rotonde. 

Gabriele Gabrielli, Valerio Lucciarini de Vincenzi e Lella Mazzoli all’apertura del VI seminario “Lavoro, persona e innovazione. Con o contro l’economia dei robot?”

A dare il via ai lavori il presidente della Fondazione, Gabriele Gabrielli, che ha posto l’attenzione su una tematica fondamentale: l’ “Accoglienza”. “È una parola per noi molto importante, perché costitutiva del mondo che vogliamo”, ha ricordato nel discorso d’apertura il presidente. Un argomento che è stato il filo conduttore delle sei edizioni, dalla prima, nel 2012, che aveva come tematica principale la diversità, alla seconda, che metteva al centro della discussione “tecnologia e smartness”. Un indirizzo, già segnato, quello di indagare e scavare a fondo sui pro e contro della tecnologia, che ha ricordato Gabrielli “è buona solo quando non lascia indietro nessuno”.

Una tematica che, così come nel 2013, torna forte anche oggi, ma declinata, questa volta, in chiave futuristica, quella dell’intelligenza artificiale. “Che implicazione avrà questa trasformazione nell’impiego del futuro? E che atteggiamento bisogna avere nei confronti della trasformazione digitale, che alcuni dipingono come nemica del benessere e dell’uomo?”.

Sul palco dell’Enoteca regionale del paese, non hanno dubbi il sindaco di Offida, Valerio Lucciarini de Vincenzi e Lella Mazzoli, direttrice dell’Istituto formazione al giornalismo di Urbino, che si dicono ciecamente favorevoli all’innovazione tecnologica. “Senza l’innovazione rimarremmo ancorati ad un modello antico che non porta da nessuna parte”, ha ricordato la Mazzoli, sottolineando che anche il giornalismo oggi sarebbe impossibile senza innovazione. Un’innovazione tecnologica che, però, va a braccetto con il progresso sociale, e, quindi, con quello culturale.

Un dualismo, quello tra lo sviluppo tecnologico e cultura, ricordato anche nel film “L’inatteso”, di Giovanni Panozzo, proiettato in anteprima all’apertura del seminario. Un film “poetico e commovente”, ha commentato Gabrielli.

 

Da sinistra: Giorgio Metta, Leonardo Becchetti e Marco Bentivoglio

E proprio dell’importanza della cultura e della formazione hanno parlato tre illustri relatori nell’ultimo intervento della prima giornata: “Lavoro, economia e robotica: un incontro al servizio della persona?”, Una tavola rotonda, moderata dalla giornalista Maria Cristina Origlia, che ha chiamato a rispondere Marco Bentivogli, segretario della Fim Cisl, Leonardo Becchetti, economista e professore all’Università degli Studi di Roma TorVergata e Giorgio Metta, Vicedirettore dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

Un dialogo serrato tra i tre relatori che sono giunti ad una soluzione comune: l’uomo e i robot non sono in competizione. L’uno non esclude l’altro, ma sicuramente la tecnologia spinge l’umano ad evolversi nelle proprie mansioni, per questo è necessaria una formazione continua.

Ma, secondo Becchetti, la tecnologia può diventare pericolosa. Quattro i punti fondamentali secondo l’economista: evitare la manipolazione, evitare il controllo, mantenere la creatività e mantenere viva la capacità di contemplare.

Un problema, quello dell’avanzata della tecnologia, ancora lontano per Metta, che ha ricordato come per un robot la “manipolazione”, intesa come piccolo lavoro manuale, sia ancora difficilissima.

Dello stesso avviso il sindacalista Bentivogli, che ha però sottolineato che il lavoro con la tecnologia sta cambiando, è dunque necessario formarsi e aggiornarsi. “In Belgio, o in Germania, i lavoratori del settore metalmeccanico si formano anche 80 – 100 ore l’anno. Noi? In Italia abbiamo raggiunto a fatica il traguardo delle 8 ore. Qualcosa vorrà dire”.

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