Blog EllePì – Piove senti come piove
di Amedeo Angelozzi
Rientro in casa dopo una lunga giornata di lavoro e incontri, la mattinata è impegnata con dei ragazzi di una scuola media, nel pomeriggio incontro un gruppo di anziani per un progetto sui ricordi e con questo secondo impegno mi finisco le corde vocali, per farmi comprendere è necessario parlare a dei decibel decisamente sostenuti; termino il pomeriggio con un incontro in comunità d’accoglienza, stanco ma soddisfatto rientro a casa. La pioggia intensa di questi giorni ha creato molti problemi nel quartiere, grandi pozze d’acqua dappertutto, mi metto alla ricerca del posteggio sicuro, che vuol dire posizionarsi in modo tale che nessun albero o lampione precipiti esattamente sulla mia auto, sarà una fissazione ma le precauzioni non sono da sottovalutare, così cambio almeno quattro posti in pochi metri quadrati di parcheggio, mi auguro solo che nessun vicino mi abbia notato, anche perché ormai la mia auto è riconoscibile. Anche in una giornata così piovosa e faticosa dal punto di vista lavorativo, arriva un raggio di sole, caldo e diretto.
Il mio amico pachistano mi chiede un piacere, il suo italiano diventa pessimo quando deve parlare con un autorità o chiedere informazioni, è come se di colpo dimenticasse tutto, allora mi chiede di aiutarlo; ho uno scampolo di energia e quindi mi rendo disponibile. Mi accorgo in effetti che è preoccupato di qualcosa, è un po’ in ansia. Se posso, perché non rendermi disponibile? Senza fare il super eroe ci si può affiancare con semplicità, e così cerco di fare. Al di là della questione specifica quello che mi colpisce è la confidenza che spontaneamente si crea mentre siamo in auto, e con molta naturalezza e come tra amici di vecchia data, incomincia a raccontarmi la sua vita, le difficoltà vissute nella sua esperienza di emigrato. Mi sembra di percepire altre voci, situazioni, esperienze, che ho ascoltato e che si consumano nell’anonimato più assoluto, spesso sono affianco a noi, parallele ai nostri quotidiani, ma assolutamente invisibili eppure profondamente dolorose e piene di coraggio. Non distinguo assolutamente se queste storie appartengono ad un immigrato o ad un italiano, di fronte a chi vive con fatica la propria esistenza, c’è solo l’umano da scorgere e rispettare. Ci sono parole che non posso dimenticare questa sera, che mi aiutano a comprendere in profondità la mia storia, la mia scelta e soprattutto mi fanno toccare il valore immenso della prossimità; questa persona si spende per gli altri senza misura, perché qualcuno ha fatto con lui la stessa cosa quando era veramente nel bisogno, non ha altro criterio per giustificare la sua generosità, mi dice: “Se preghi è una cosa tra te e Dio, se aiuti qualcuno è una cosa che riguarda te, l’altro e Dio”. Mi viene in mente il versetto del Vangelo “ Chi aiuta uno di questi piccoli è come se lo facesse a me”, condivido questo pensiero con lui, mi guarda e mi dice: “è vero”. Quando torniamo all’uomo e alla sua dignità, inevitabilmente siamo nel cuore di Dio, e ci siamo insieme, musulmano e cristiano, come questa sera. Questa persona è una vera provvidenza per me, perché grazie al suo impegno ho trovato casa a Lido Tre Archi e così ho potuto iniziare questo nuovo inserimento, è stata la mano di Dio, dopo un anno e con la confidenza e la libertà che abbiamo ora posso esplicitarlo con naturalezza; “quando ti vedo e posso dirti qualcosa mi sento in pace, perché sento di potermi fidare”, questo mi risponde.
La ‘prossimità’ non fa rumore, perché per essere costruita e coltivata, ha bisogno del giorno dopo giorno. Quando un gesto o una parola la rende visibile e tangibile, allora, solo allora ti accorgi della strada che ha compiuto fino a quell’istante e di quanto silenzio, rispetto, discrezione e ascolto si è nutrita.
Per approfondire:
M. De Certeau (2007), Mai senza l’altro, Magnano (BI), Ed Qiqajon.
D. Zolletto (2012), Dall’intercultura ai contesti eterogenei, presupposti teorici e ambiti di ricerca pedagogica, Franco Angeli, Milano.
D. Zolletto (2011), Bibbia e intercultura, Claudiana/Emi, Torino.
Profilo dell’autore
Amedeo Angelozzi, laureato in Scienze della formazione e dell’educazione, lavora come educatore in una comunità d’accoglienza e conduce laboratori nelle scuole sull’intercultura, sugli stereotipi e sui pregiudizi.
Una precedente versione di questo articolo è stata pubblicato sul blog: www.amedeoangelozzi.blogspot.it