Blog EllePì – Estraneità vs Familiarità

L’intreccio di conoscenze, relazioni ed emozioni tra mura che…abbracciano

di Laura Copparoni

copparoniScrivere a distanza di mesi relativamente all’esperienza della Summer School significa per me ripercorrere col pensiero quei giorni intensi di lavoro vissuti in compagnia di docenti e ricercatori universitari provenienti da ambiti di studio differenti in un clima di autentico scambio comunicativo ed emozionale. In pieno luglio, a Offida, un incantevole borgo medievale delle Marche, la Fondazione Lavoroperlapersona ha permesso a noi giovani ricercatori di incontrarci, di dialogare, di apprezzare, giorno per giorno, il piacere della scoperta. Abbiamo avuto modo, infatti, di sperimentare forme nuove di condivisione e di collaborazione in contesti che, accoglienti per dimensioni e struttura, sono divenuti sin da subito familiari. Tra questi, prima fra tutti, la sede della Fondazione, uno spazio racchiuso tra mura che raccontano una storia ricca di sudore, di creatività, di impegno, di fede. Mura all’interno delle quali abbiamo ascoltato, parlato, sorriso, comunicato i nostri saperi e le nostre passioni aprendoci alla prospettiva dell’altro.

Tutto è stato organizzato nei minimi dettagli, dagli interventi dei docenti al mattino, ai lavori individuali e di gruppo del pomeriggio e perché non ricordare anche le liete pause necessarie per saziare il palato con pietanze e vini deliziosi!Così, come se dall’alto dello sperone roccioso che ospita il paese ascolano ci fossimo sporti per guardare e analizzare il panorama tutt’intorno, abbiamo lavorato concentrandoci su di un tema, quello della fiducia, ponendo l’attenzione alla complessità della realtà sociale. In quei giorni, in (e) ‘con-tatto’ abbiamo fatto esperienza  della fiducia sentendoci membri, per dirla con le parole di H. Garfinkel, bona fide (Garfinkel, 2005) del gruppo. I volti e le parole degli altri, inizialmente estranei, si sono mostrati quali distinguibili manifestazioni di vissuti differenti, ciascuno apprezzabile per l’autentica singolarità, quindi, da accogliere e valorizzare. È stata a noi chiara, sin dall’inizio, la valenza della fiducia quale ‘bene’ relazionale, ‘delicato’ e immateriale, fragile e non calcolabile perché puramente umano. Pur nella difficoltà di costruire un terreno comune sul quale poggiare le diversità che ci contraddistinguevano, con reciproco rispetto e attraverso un’interazione costante, siamo riusciti nell’intento di realizzare il nostro ‘patchwork’. Raccogliendo i nostri diversi punti di vista e basandoci sugli interventi dei professori, abbiamo, pertanto, riflettuto sul significato e sulle tipologie di fiducia, ma anche sulle conseguenze che legami contraddistinti da questo bene relazionale apportano in ambito economico e, più in generale, sociale. Fiducia interpersonale, fiducia sistemica, fiducia che apre le porte alla reciprocità e all’assunzione collettiva di responsabilità. Fiducia che veicola rappresentazioni personali del mondo, che comporta aspettative, che prevede la messa in gioco della capacità del singolo, così pure della comunità, di assumere i possibili rischi da essa derivabili.

‘Abitare’ la fiducia è possibile, dunque, e gli atti e i sentimenti posti in campo possono essere apprezzati nella loro significatività a patto che sussista l’‘umano protendersi’ verso l’accoglienza, del simile o del diverso, e verso la generatività di forme originali di legami. In mancanza di ciò si rischia di cadere nel ‘pozzo dell’utile’, un luogo dall’acqua ferma – rapporti umani fissi, standardizzati e finalizzati a raggiungere scopi personali ­– e contenuta entro mura definite – l’impossibilità di ‘guardare oltre’ contribuisce a rendere sterili i legami –, distante, per caratteristiche, dal più ampio scenario del dono e della gratuità. Questa contrapposizione, tra fiducia e mancanza di fiducia, tra beni immateriali e assenza di essi, che si è venuta a delineare, può risultare facilmente comprensibile ponendo l’attenzione sulle effettive conseguenze, in termini di processi e prodotti – umani e materiali –, delle vicende che hanno caratterizzato la storia e la cultura d’Occidente dal secolo dei Lumi in poi. Basta pensare, per esempio, ai diversi modelli organizzativo-produttivi che hanno, nel tempo, contribuito al mutamento degli ambienti, delle modalità, dei ritmi di lavoro e alle ripercussioni che questi hanno avuto in termini di quantità e di qualità dei beni e delle relazioni – lavoro-identità, consumo-identità, individuo-individuo/i – prodotti, per comprendere i motivi che alimentano lo sforzo odierno necessario per ‘umanizzare’ il lavoro. Dunque, la fiducia in quanto ‘bene di qualità’, risulta essere prerogativa essenziale, il centro attorno a cui ruota «l’idea di un universo sociale composto da reticoli di relazioni che legano tra loro individui, gruppi, organizzazioni e stati, in un intreccio di rimandi senza fine» (Mutti, 1998: 61). Grazie a questo comune ‘percorso esplorativo’, abbandonando ogni resistenza settoriale e/o disciplinare, abbiamo, quindi, tentato di sopraffare l’idea dell’“individualmente insieme” (Bauman, 2008), dando testimonianza, nel nostro piccolo, della ‘rete universale’ a cui ci sentiamo di appartenere come persone, non solo per i ruoli che ricopriamo in essa.

 

Per approfondire

A. Bassi, Dono e fiducia. Le forme della solidarietà nelle società complesse, Edizioni Lavoro, Roma, 2000.

Z. Bauman, Individualmente insieme, Diabasis, Reggio Emilia, 2008.

F. Fukuyama, Trust: The Social Virtues and the Creation of Prosperity, Hamish Hamilton, London, 1995.

H. Garfinkel, La fiducia. Una risorsa per coordinare l’interazione, Armando, Roma, 2004.

A. Giddens, Le conseguenze della modernità. Fiducia e rischio, sicurezza e pericolo, Il Mulino, Bologna, 1994.

A. Mutti, Capitale sociale e sviluppo. La fiducia come risorsa, Il Mulino, Bologna, 1998.

 

Profilo dell’autore

Laura Copparoni  sta attualmente svolgendo il dottorato di ricerca in Theory of Education presso l’Università degli Studi di Macerata – Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo, dove si è precedentemente laureata in Scienze della Formazione Primaria e in Scienze Pedagogiche.

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